Recovery Fund. Cia, accordo chiave per ripresa. Agricoltura resti centrale

L’accordo trovato sul Recovery Fund è fondamentale, sia per la ripresa dell’economia dopo il lockdown, sia per la tenuta sociale del sistema Europa.

Adesso altrettanto importante è che il governo non temporeggi, ma costruisca fin da subito un concreto progetto di rilancio del Paese, destinando le cospicue risorse comunitarie a misure e investimenti in settori strategici, come l’agricoltura e l’agroalimentare. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commenta il risultato raggiunto dal Consiglio Ue, che nella notte ha approvato il piano straordinario “Next Generation Eu” e il bilancio 2021-2027, destinando all’Italia 209 miliardi, vale a dire il 28% delle risorse complessive, di cui quasi 82 miliardi a fondo perduto.

L’agricoltura è sempre stata il simbolo dell’Europa, il primo settore ad avere una politica comune a tutti. Ora le risorse assegnate alla nuova Pac, pur aumentando rispetto alle prime proposte della Commissione, subiranno una riduzione del 10% circa -osserva Scanavino-. Per questo, è indispensabile che la diminuzione degli aiuti rispetto all’attuale programmazione possa essere controbilanciata e integrata da altre politiche e fondi Ue, considerato il ruolo primario dell’agricoltura per garantire l’approvvigionamento alimentare e per raggiungere l’obiettivo di un’Europa più verde, sostenibile e digitale.

L’Italia, insomma, dovrà definire un piano nazionale, per implementare la riforma della Pac, davvero strategico per la crescita del settore e che, valorizzando il lavoro degli agricoltori e il contributo ambientale, sociale ed economico che svolgono nelle aree rurali -evidenzia il presidente di Cia- preveda misure rivolte al mercato e un percorso verso la transizione verde in grado di sviluppare innovazione e competitività.

Ancora più importante è far sì che i fondi del “Next Generation Eu” per l’agricoltura, ovvero 7,5 miliardi destinati allo Sviluppo rurale, possano essere utilizzati già con le norme in vigore e non dal 2022 con la riforma della Pac come indicato dalla Commissione, per dare alle imprese la possibilità di restare sul mercato e investire sul futuro, confermandosi uno dei volani del sistema economico europeo.

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