Olio di oliva. Produzione mondiale in crescita del 3%, ma si ridimensiona il ruolo della Ue

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ROMA – La produzione mondiale di olio di oliva per la campagna 2021-2022 è prevista di 3,1 milioni tonnellate, in recupero del 3% rispetto al 2020.

OLIO DI OLIVA – Il dato che emerge dalle stime preliminari, e che viene riportato sul report Ismea Tendenze (LINK), è il risultato di due situazioni molto differenti dentro e fuori la Ue.  La produzione comunitaria dovrebbe infatti diminuire del 3%, di riflesso alla riduzione che ci si attende in Spagna, ove la prolungata mancanza di precipitazioni ha ridimensionato le buone aspettative iniziali, con un volume che potrebbe scendere a 1,3 milioni di tonnellate, il 7% in meno rispetto alla campagna precedente.

Situazione analoga in Italia, dove a dispetto delle attese ottimistiche, si sta profilando un’altra campagna non pienamente soddisfacente per gli operatori, seppur in recupero sul 2020. ( link alla notizia con le stime). Non è andata meglio alla Grecia che con 235 mila tonnellate stimate segna una flessione del 14%. In crescita, invece, la produzione del Portogallo che potrebbe salire a 120 mila tonnellate (+20%).

Di segno radicalmente opposto la situazione fuori dai confini comunitari dove, complessivamente, si potrebbe superare il milione di tonnellate grazie ad un’ottima annata in Tunisia con una produzione stimata in 240 mila tonnellate (+71%) e della Turchia: 228 mila tonnellate (+9%). Allo stesso tempo cresce molto anche il settore olivicolo in Marocco la cui produzione, nel 2021, potrebbe raggiungere la soglia delle 200 mila tonnellate (+25%).

Con riferimento alle giacenze nella Ue, la campagna 2021/22 si è aperta con 631 mila tonnellate contro le 783 mila della campagna precedente, mentre, altro dato positivo, il consumo mondiale è stimato dal COI per il 2021 sui 3,2 milioni di tonnellate, in linea con i volumi registrati nel 2020.

Andamento dei prezzi

Il 2021 è stato un anno segnato complessivamente da importanti incrementi dei listini dovuti a una scarsa produzione 2020. Nei primi 11 mesi dell’anno, sono stati toccati incrementi medi dei prezzi del 27% per l’olio extravergine italiano a cui si sono aggiunti aumenti ancora più elevati sia in Spagna sia in Tunisia. Nello specifico del mercato iberico, a settembre 2021, quindi a fine campagna 2020/2021, sono stati raggiunti i 3,77 euro/kg, prezzo che non si registrava dal 2017.

A partire dall’autunno, tuttavia, si sono registrati soprattutto in Italia i primi segnali di un’inversione di tendenza a seguito delle prime stime che, pur essendo inferiori alle aspettative, indicano comunque un aumento dei volumi.

Dall’analisi delle principali piazze di riferimento effettuata dall’Ismea emerge  come nel nord della Puglia le quotazioni degli extra vergini, dopo aver toccato punte di 4,8 euro/kg agli inizi dell’anno, si siano attestate tra i 3,90 euro/kg e i 4,20 euro/kg nelle ultime settimane di novembre. Più o meno sugli stessi valori anche gli Evo della Calabria, mentre in Sicilia i prezzi si collocano mediamente più in alto: tra i 5 e i 6 euro/kg.

Anche in Spagna, dove peraltro si stima una produzione inferiore allo scorso anno, i listini stanno subendo qualche aggiustamento verso il basso. Basti considerare che la maggiore piazza produttiva, Jaen, è passata dai 3,27 euro/kg di inizio novembre ai 3,18 euro/kg di fine mese. Sono 20, invece, i centesimi già persi in un mese dall’extra tunisino che a fine novembre si è attestato a 3,28 euro/kg in virtù di una abbondate produzione attesa. Più stabile la situazione in Grecia.

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