Pioppicoltura resiliente ai cambiamenti climatici: con la coltivazione del pioppo più sequestro di CO2 e minore utilizzo di fitofarmaci

ROMA – I cambiamenti climatici in atto impongono la ricerca di molteplici soluzioni e una di queste potrebbe essere proprio lo sviluppo della pioppicoltura sostenibile. La coltivazione di pioppi ha costituito e costituisce un’eccellenza italiana, riconosciuta e imitata in tutto il mondo. In Italia, il pioppo, coltivato su oltre 50.000 ettari e in costante espansione, rappresenta circa la metà dei prelievi annuali di legname nazionale a uso industriale.

Questo il tema dell’evento in programma a Casale Monferrato, presso la sede del CREA Foreste e Legno, che vede la partecipazione di CNR, Università di Firenze e del Piemonte Orientale, Federlegno, l’Associazione Pioppicoltori Italiani, il Consorzio Agrario Terre Padane, l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po e Gi&Bi s.r.l.

La wood security rappresenta un asset strategico per l’Italia, grande produttore ed esportatore di prodotti semilavorati e finiti a base di legno. Le attività che hanno come obiettivo l’incremento della qualità e della quantità delle risorse disponibili a livello nazionale risultano, pertanto, di grande importanza. Tra queste, un ruolo centrale è svolto dalla ricerca da parte del CREA di strategie innovative per la pioppicoltura che puntano alla individuazione di cloni più idonei per i diversi impieghi e alla gestione sostenibile dei rischi ambientali derivanti dai cambiamenti climatici, soprattutto con l’esigenza di far fronte alla frequenza crescente di fenomeni siccitosi, in un quadro coordinato e integrato a livello nazionale. In questo contesto, l’evento si propone quale momento di analisi e discussione di soluzioni applicative, alla luce delle azioni di ricerca e sviluppo condotte su questa tematica nel nostro Paese. Verranno spiegati i vantaggi economici e ambientali della pratica dell’agroforestazione in cui il pioppo può svolgere un ruolo importante per il sequestro di carbonio dall’atmosfera. Inoltre, saranno illustrati scenari di coltivazione alternativi a quelli tradizionali con attenzione a nuove possibilità offerte da tecniche di irrigazione innovative, strategie per ridurre lo stress idrico e opportunità per gli agricoltori legate alla valorizzazione dei crediti di carbonio.

La pioppicoltura contribuisce significativamente al sequestro del carbonio atmosferico con un accumulo nella biomassa arborea epigea e ipogea di circa 25 t per ettaro all’anno di CO2 e con un aumento dello stock di sostanza organica nel suolo che può essere incrementato nel caso di adozione di pratiche di carbon farming che prevedono, ad esempio, la riduzione delle lavorazioni del suolo, il sovescio e l’interramento dei residui delle potature.

Le emissioni per la coltivazione del pioppo, infatti, sono 3 volte inferiori a quelle del mais e in un bilancio netto (sequestro – emissioni) il pioppo sequestra 10 volte la quantità di CO2 del mais. La pioppicoltura, inoltre, permette un impiego di fitofarmaci decisamente inferiore rispetto alle colture agrarie tradizionali, come, ad esempio, quella del mais, in cui l’utilizzazione dei pesticidi ha un indice di tossicità 3 volte superiore a quella del pioppo. Il bilancio del carbonio è positivo, in quanto il pioppo, nell’arco di un decennio, riesce a sequestrare 130 t per ettaro di CO2, mentre il mais, nello stesso periodo, può trattenere non più di 13 t per ettaro di anidride carbonica. Il legno di pioppo è impiegato anche come materia prima in sostituzione di altri materiali più energivori nella produzione di prodotti e manufatti durevoli o come biomassa per uso energetico. Sotto il profilo produttivo, la coltivazione del pioppo contribuisce allo sviluppo di importanti comparti economici e produttivi, come quelli dei pannelli a base legno e del mobile, fornendo materia prima di elevata qualità, grazie anche a un’intensa attività di selezione clonale e di divulgazione di razionali tecniche colturali.

Il pioppo, e le salicacee più in generale, svolgono un importante ruolo anche per quanto riguarda la rinaturazione di ambienti fluviali degradati. In quest’ambito, le collezioni di germoplasma raccolto dal CREA Foreste e Legno e conservato nell’azienda sperimentale di Casale Monferrato, rappresentano un’importante risorsa per gli interventi finanziati dal PNRR.

“L’industria del legno italiana – afferma Piermaria Corona, direttore del CREA Foreste e Legno – necessita di 2 milioni di metri cubi di pioppo all’anno. Attualmente, a seguito di una forte contrazione della superficie coltivata, sono disponibili appena 600 mila metri cubi e il comparto deve ricorrere a importazioni da Paesi europei che vanno a incidere sul PIL nazionale. Per diminuire la nostra dipendenza dall’estero – prosegue Corona – le Regioni devono continuare a incentivare la coltivazione del pioppo attraverso i Programmi di sviluppo rurale e puntare sul supporto della ricerca. In quest’ambito, il CREA, che nella sede di Casale Monferrato si occupa da 80 anni di questa specie arborea, sta lavorando al miglioramento genetico e alla selezione di genotipi di pioppo per fornire ai pioppicoltori cloni utili a una coltivazione sostenibile dal punto di vista economico e ambientale”.

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