Grano duro. Prezzi in picchiata (-200 euro/q) e passivo di oltre un miliardo per le imprese italiane. Le 10 richieste di Cia

BARI – Grande partecipazione, stamattina, alla manifestazione organizzata da CIA Agricoltori Italiani di Puglia con consumatori e cerealicoltori provenienti da tutta la regione.

L’iniziativa si è svolta al Varco della Vittoria posto all’ingresso del porto di Bari, uno degli scali marittimi in cui, nelle ultime settimane, sono arrivate decine di carichi di grano importato dall’estero che hanno determinato il crollo del valore del frumento duro italiano. Al sit-in in difesa della filiera italiana grano-pasta sono intervenuti, inoltre, numerosi sindaci e rappresentanti di tutti i livelli istituzionali. Per la Regione Puglia, anche in rappresentanza dell’assessore Pentassuglia, è intervenuto il presidente della IV Commissione Francesco Paolicelli.

“Le navi arrivano soprattutto da Romania, Malta e Turchia”, ha spiegato Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani.

“La cosa strana è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro. Inoltre, in Turchia il prezzo del prezioso cereale è regolato dal governo ed è alto. Siamo sicuri che il grano che arriva da queste nazioni sia di loro produzione? O si tratta di manovre messe in atto dalla Russia per aggirare l’embargo?”. Già ad aprile 2023, secondo dati ministeriali certificati e attendibili, l’import di grano duro ha raggiunto la quota necessaria alle industrie italiane della pasta. Per quale motivo, dunque, nei mesi da maggio ad agosto, con una forte accelerazione nelle ultime settimane, i porti italiani hanno continuato ad accogliere navi con tonnellate di frumento duro importato?

“Per dissipare ogni dubbio, ma soprattutto per tutelare i produttori e i consumatori italiani, serve attivare strumenti di trasparenza e controllo”, ha aggiunto Sicolo. “Per questo chiediamo una task force che verifichi dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti d’Italia; l’attivazione del Registro Telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio Italia”.

FERMARE LA SPECULAZIONE

Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022 il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Continuando così, con il calo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende. Il trend della bilancia cerealicola non si arresta e il passivo già verificatosi nei primi due mesi del 2023 si consolida, portandosi nel primo trimestre dell’anno in corso a 1 miliardo di euro (per la precisione 1.014,6 milioni di euro) in peggioramento rispetto ai 798,4 milioni di euro del 2022.

LE 10 RICHIESTE. “Facciamo appello ai parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti e alla Regione Puglia, affinché:

1)    istituire una TASK FORCE che verifichi nei porti, nave per nave, il DNA e la provenienza del grano importato.

2)    attivare una EQUIPE che verifichi, presso le giacenze e i centri di stoccaggio cerealicoli ricadenti nei diversi territori comunali, il DNA e la provenienza del frumento immagazzinato.

3)    attivare immediatamente tutte le misure di “GRANAIO ITALIA”

4)    rafforzare il SOSTEGNO ALLA PRODUZIONE anche con contratti di filiera che abbiano in parte, come base di partenza, i costi medi di produzione definiti da un ente terzo (Ismea – Università).

5)    RIPRISTINARE LA CUN (Commissione Unica Nazionale) e attivare strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro

6)    aumentare i controlli riguardo al reale RISPETTO DELL’ETICHETTATURA 100% grano duro italiano rendendoli strutturali e continuativi.

7)    valorizzare la PASTA 100% GRANO ITALIANO anche attraverso adeguate campagne di promozione.

8)    aumentare i controlli e le VERIFICHE NEI PORTI e ai confini sulle importazioni di grano dall’estero.

9)    valutare l’ipotesi di una INTERPROFESSIONE DEI CEREALI, con una specificità per il grano duro, come strumento di modernizzazione del settore.

10) incentivare la RICERCA PUBBLICA E PRIVATA per garantire miglioramento delle rese e delle qualità.

L’ANALISI DEI DATI

Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022, il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Continuando così, con il calo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende. Il trend della bilancia cerealicola non si arresta e il passivo già verificatosi nei primi due mesi del 2023 si consolida, portandosi nel primo trimestre dell’anno in corso a 1 miliardo di euro (per la precisione 1.014,6 milioni di euro) in peggioramento rispetto ai 798,4 milioni di euro del 2022.

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