Gli agricoltori ci avvelenano? Alberto Guidorzi: fitofarmaci, biologico e le proibizioni ‘cervellotiche’ dell’Europa

ROMA – “Forse per chi non è addentro alle problematiche agricole e circa le proibizioni di input in agricoltura vale la pena citare qualche esempio che permette di comprendere meglio l’ira degli agricoltori professionali. L’agricoltore professionale conosce come usare con criterio un input sanitario”.

Lo sottolinea in un lungo e articolato intervento, dal titolo “Gli agricoltori ci avvelenano” Alberto Guidorzi, agronomo, ed una carriera dedicata al miglioramento genetico delle sementi.

“In Europa – continua -, circa il divieto d’uso di certi principi attivi fitofarmaceutici, si è agito più applicando il ‘principio di precauzione’ che non le evidenze scientifiche. Faccio notare che il principio di precauzione si basa sul pericolo e non sul rischio, volgarizzo quanto detto: nessuno di noi europei può negare che il leone costituisca un pericolo per l’uomo, ora se applicassimo il principio di precauzione si dovrebbero uccidere tutti i leoni per il pericolo che rappresentano, mentre cosa più saggia è valutare anche il rischio; ma, dato che per noi europei il rischio è pressoché nullo, allora perché uccidere i leoni?

Ora per Bruxelles il principio di precauzione è diventato automaticamente un principio di ‘proibizione’, infatti, nell’ambito della protezione dei raccolti delle piante coltivate, hanno impedito l’uso del Clorpirifos, di tre neonicotinoidi molto efficaci e una piretrina (cipermetrina).

Sono tre insetticidi, che per il fatto di essere tali possono colpire anche insetti non bersaglio o addirittura utili, solo che per la loro messa in commercio si sono valutati questi pericoli e si sono dettate norme e dosi tali da rendere l’impatto negativo accettabile ed il minore possibile. Infatti questi tre prodotti non sono proibiti in nessun’altra nazione del mondo, da cui, tra l’altro importiamo, derrate normalmente trattate con questi fitofarmaci. Non solo, ma in Europa non ne è proibita la fabbricazione per l’esportazione e negli USA, dopo una prima proibizione del clorpirifos si è dovuto riammetterlo perché i tribunali hanno detto che non vi erano prove sufficienti di danni inaccettabili per proibirli del tutto.

Tutti e tre sono stati in uso per 40 o addirittura 60 anni e al momento della proibizione si sono indicate le api e gli insetti pronubi come esposti a questo grave pericolo, attenzione non ancora rischio. Ora è evidente che api e insetti pronubi se per tutto questo tempo fossero state esposte ad un vero rischio di moria inaccettabile ce ne saremmo già accorti. Invece le api mellifere in tutto questo tempo in Europa, non sono diminuite, anzi nel resto del mondo sono in netto aumento. Altro motivo di divieto è stata la presenza di residui su ciò che mangiamo, solo che: prima di tutto sono stati fissati presenze (assolutamente da non superare) di residui talmente precauzionali che l’effetto è nullo e insignificante da un punto di vista salutistico.

Avrete anche sentito dire che i residui sono aumentati, solo che non vi si spiega che è il numero di principi attivi insetticidi diversi che è aumentato e non le quantità (queste sono diminuite), ma la ragione di tutto ciò non è imputabile all’agricoltura bensì alla progresso della chimica analitica, nel senso che se 30 anni fa le analisi rilevavano 1 parte per milione ora rilevano facilmente una parte per miliardo, per forza che il numero è aumentato, ma è solo perché 30 anni fa non riuscivamo a quantificarli, quindi se non abbiamo corso un rischio allora perché dobbiamo correrlo oggi se le quantità di residuo sono diminuite?

Vi informo – continua Guidorzi – che autorità pubbliche e soprattutto la grande distribuzione fanno queste analisi di controllo ed il dato è che il 55% di ciò che arriva sulle vostre tavole non ha nessuna presenza di residui, che il 42% ha residui ben al di sotto dei limiti molto precauzionali prefissati e solo un 3% li supera.

Non ascoltate la balla che la somma di più residui crea un veleno prima non esistente e non ascoltate pure quando vi parlano di effetti a lungo termine (60 anni è un lungo o breve termine?). Infatti prima di tutto il nostro corpo metabolizza ed espelle ciò che ingerisce. Ad esempio i residui di gliphosate sono espulsi per l’80% ed in breve tempo dalle urine e quindi non ci può essere accumulo (l’accumulo vi può essere, invece, per il rame, ma guarda caso esso è usato grandemente – e ci si lamenta perché ne è permesso l’uso per quantitativi limitati – nella tanto sana agricoltura biologica, anche nei cibi biologici ci sono residui perché nelle coltivazioni biologiche si possono usare ben 200 principi pesticidi; si, è vero, dicono che sono naturali e non di sintesi, ma anche la cicuta e le solanacee sono naturali).

A proposito di agricoltura biologica lo sapete che Bruxelles vuole che diventi il metodo di coltivazione del 25% delle superfici agricole europee? Ebbene se ciò avverrà oltre a pagare un 50% in più i cibi biologici, vi troverete a dover vedere la bilancia alimentare in ulteriore deficit del 40/60%, perché questo è il gap di produzione tra agricoltura convenzionale e agricoltura biologica. Certo l’agricoltore potrebbe essere contento se ricavasse il 50% in più dal suo prodotto che vende, ma guarda caso ciò non succede da sempre, nel senso che gli agricoltori non possono controllare il mecato.

L’applicazione del principio di precauzione ha avuto il suo culmine paradossale nell’uso che si fa dei neonicotinoidi nella concia delle sementi da seminare. Al fine di ridurre le dosi impiegate si è escogitato di rivestire i semi di mais, colza e bietola con alcune decine di grammi di principio attivo per ogni ettaro, ossia 10.000 mq, in modo da salvaguardare le giovani piantine al momento della germinazione e nei primi stadi di vita. Ora nessuna ape va sui semi e tanto meno sulle giovani piante in quanto alle api interessano che le piante raggiungano lo stadio fiorale. Solo che al momento della fioritura i pochi grammi di principio attivo o sono rimasti in parte nel terreno o si sono diluiti nella pianta che tra massa iniziale del seme e massa della pianta adulta è aumentata di migliaia su migliaia di volte. Non mi direte che se io allungo il vino con l’acqua è più facile sbronzarsi vero? Non solo, ma la proibizione ha obbligato a fare trattamenti aerei di pieno campo con insetticidi non proibiti. Mi sapete dire quante probabilità in più ci sono di irrorare anche le api con una nebulizzazione di tutto il campo?

Ecco adesso inserite queste proibizioni totalmente cervellotiche e ideologiche nell’ambito della conduzione a buon fine di un raccolto, su cui l’agricoltore ha anticipato fior di quattrini, e che gli viene decimato dai parassiti. Tenete conto che si può perdere tra un 40 ad un 60% di raccolto. Spero capiate ora perché vi potrebbe essere qualche agricoltore arrabbiato che prende un trattore e va a dimostrare.


ALBERTO GUIDORZI

Agronomo. Diplomato all’Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l’UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l’Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell’agricoltura francese che italiana.

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