Con la salute del suolo si salva anche l’agricoltura. Timac Agro racconta i benefici di terreni sani

RIPALTA ARPINA (CR) – “La salute dei suoli è un pilastro fondamentale per la salute globale: One Health, One Earth. In questa prospettiva integrata la gestione sostenibile dei suoli emerge come fondamentale per la sostenibilità agricola, la conservazione dell’ecosistema e la promozione della salute”.

Così Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Timac Agro Italia, filiale di Groupe Roullier, multinazionale leader nel settore della nutrizione vegetale, animale e umana, nell’editoriale ospitato su ‘One Health’, rivista online di approfondimento edita dal Gruppo The Skill. L’intervento di Pierluigi Sassi su One Health si inserisce in un confronto al quale hanno già partecipato, tra gli altri, Orazio Schillaci, Marco Montorsi, Nino Cartabellotta, Giovanni Rezza, Gianni Profita, Sergio Dompé, Andrea Mandelli, Gabriele Pelissero.

“I suoli sani, oltre ad essere un patrimonio per l’agricoltura, sono il cuore pulsante della biodiversità terrestre – spiega l’ad di Timac Agro Italia –. Microorganismi, batteri e funghi presenti nel suolo contribuiscono a cicli biogeochimici essenziali e alla promozione della biodiversità e della fertilità dei suoli, rappresentando un tessuto connettivo vitale tra la vita delle piante, degli animali e degli esseri umani. Per questo, nel 2021 l’Unione Europea ha lanciato la nuova Strategia per il suolo, con cui definisce una visione comune in relazione al raggiungimento di una condizione sana di tutti gli ecosistemi del suolo dell’UE entro il 2050, con un quadro politico e azioni concrete da intraprendere già entro il 2030”.

“Agricoltura di precisione, economia circolare, biotecnologie: gli strumenti per la trasformazione dei suoli sono già disponibili. Per la trasformazione di cui abbiamo bisogno, dobbiamo iniziare a sfruttare tutta la tecnologia già impiegata in altri settori più avanzati per evolvere le pratiche agricole, ottimizzare l’impiego di input, massimizzare le rese e garantire la tracciabilità dei prodotti, utilizzare materie prime ottenute dal recupero di residui e scarti di produzione oppure da rifiuti. Ancora, sfruttare le biotecnologie, cioè quelle tecnologie basate sull’impiego di microrganismi utili per usi specifici: quindi, prodotti per il miglioramento dell’efficienza degli elementi nutritivi, per la riduzione dell’impatto degli stress sulle piante e per l’ottimizzazione della loro espressione genetica”, conclude Sassi.

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