VERCELLI – La superficie coltivata a riso nei Paesi dell’UE è di circa 401.000 ettari, con una produzione stimata di 1,5 milioni di tonnellate.
Le risaie rappresentano veri e propri ecosistemi in cui l’attività agricola convive in armonia con l’ambiente, contribuendo alla conservazione e al rilascio delle risorse idriche, salvaguardando la biodiversità tipica delle zone umide e creando paesaggi di particolare valore paesaggistico. La salvaguardia della coltivazione del riso è quindi necessaria non solo dal punto di vista della produzione alimentare, ma anche per la salvaguardia di un ecosistema unico.
Si prevede che le importazioni dell’UE da Paesi terzi raggiungeranno 1,5 milioni di tonnellate, principalmente da India e Pakistan e dai Paesi EBA (“Everything But Arms”) – principalmente Myanmar e Cambogia – che beneficiano di una tariffa doganale preferenziale (dazi zero) su tutti i tipi di riso e per tutte le fasi di lavorazione. Ciononostante, in alcuni Paesi esportatori si verificano casi di violazioni dei diritti umani (ad esempio, sfruttamento del lavoro minorile) o di utilizzo di principi attivi vietati nell’UE o applicati in quantità superiori ai limiti normativi dell’UE (ad esempio, elevati livelli di triciclazolo).
Le esportazioni dell’UE verso i Paesi terzi, invece, sono stimate a poco meno di 240.000 tonnellate. Si dovrebbero attuare misure per aumentare le esportazioni verso i Paesi non produttori che apprezzano i prodotti di alta qualità. Il riso europeo può essere considerato un prodotto di nicchia, rivolto a consumatori disposti a pagare un prezzo più alto per un prodotto di qualità, coltivato nel rispetto di principi etici e di sostenibilità ambientale. A tal proposito, è opportuno lanciare campagne informative per promuovere le caratteristiche uniche del riso europeo e incoraggiare i consumatori a preferirlo alle alternative asiatiche.
Molte questioni devono essere affrontate sul fronte dell’importazione e dell’esportazione, come l’applicazione del principio di reciprocità e l’aumento delle esportazioni verso Paesi non produttori che apprezzano prodotti di alta qualità. A livello UE, si dovrebbe prestare maggiore attenzione a nuovi metodi scientifici per migliorare la produzione di riso. Inoltre, è necessario che la PAC post-2027 sia dotata di risorse finanziarie adeguate, per una PAC forte e indipendente, che consenta di fornire ai nostri agricoltori il supporto di cui hanno bisogno e di affrontare sfide sempre crescenti.
Tenendo conto del ruolo chiave del settore del riso e della serie di sfide che attualmente deve affrontare in ambito commerciale, gli otto Paesi produttori di riso dell’UE concordano sulla necessità di istituire un’alleanza tra loro – “EURice” – che, con una presidenza annuale a rotazione tra i suoi membri, dovrà riunirsi regolarmente come gruppo di coordinamento permanente per affrontare i problemi del settore.