Europa che combini? Cia: voto Commissione Ambiente su imballaggi e fitofarmaci affossa agricoltori

ROMA – Netta contrarietà e forte rammarico per gli esiti delle votazioni di oggi in Commissione Ambiente del Parlamento Ue sui Regolamenti Imballaggi e SUR, che non hanno tenuto conto delle esigenze del mondo agricolo, ignorando la posizione espressa dalla Comagri e penalizzando i produttori europei.

Così Cia-Agricoltori Italiani, che adesso chiede di lavorare tutti insieme, parlamentari e organizzazioni di categoria, per cercare di ribaltare la situazione con il prossimo voto in plenaria a novembre.

In particolare, per quanto riguarda il Regolamento Imballaggi, è passato il divieto di utilizzo di imballaggi monouso per tutte le confezioni di frutta e verdura inferiori a 1 kg e anche l’obbligo dell’etichettatura compostabile per il settore. Positiva solo l’esclusione del vino dai target di riuso, così come l’olio. “Ma è chiaro -spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- che questa proposta avrà effetti molto negativi su filiere importantissime dell’agroalimentare, sia sul fronte dei costi che rispetto alla garanzia di una migliore conservazione degli alimenti, avendo a disposizione sul mercato ancora poche alternative altrettanto valide”.

Quanto al Regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR), il voto odierno della Commissione Ambiente ha confermato l’obiettivo di riduzione al 2030, non accogliendo la proroga almeno al 2035 come sancito dal parere Agri, e ha inserito anche il divieto di utilizzo di prodotti chimici nelle aree sensibili e all’interno di una zona cuscinetto di 5 metri, come in tutti gli spazi verdi urbani. “Una decisione -commenta il presidente di Cia- che va contro la richiesta del settore primario di promuovere una politica graduale, realista e gestibile per giungere ai target green, sviluppando la difesa integrata e investendo di più su ricerca e innovazione, ma soprattutto riequilibrando le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, specie in relazione ai rischi sull’approvvigionamento alimentare”.

Ora, conclude Fini, “bisogna serrare le fila per far cambiare idea all’Europa e tutelare un comparto chiave come l’agroalimentare, tanto più in tempi di guerra”.

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