Cinipide del castagno, task force nazionale per salvare gli alberi

Parte da Firenze una task force nazionale a difesa del castagno, che si dovrà sviluppare attraverso un maggiore coordinamento delle attività di ricerca, monitoraggio e controllo oltre ad un rafforzamento delle attività di divulgazione ed informazione da parte delle istituzioni e del mondo scientifico.

I nemici da combattere – Il pericolo numero uno – come è emerso in occasione del convegno nazionale dedicato al “Monitoraggio, metodi di lotta e contenimento”, che si è svolto oggi nel capoluogo toscano e organizzato da Regione Toscane, Arsia e Associazione nazionale Città del castagno – è ancora il “cinipide galligeno”, un parassita particolarmente dannoso per il castagno, originario della Cina, che causa la formazione di vistose galle sui germogli, nervature fogliari e infiorescenze, portando a perdite pesanti della produzione di castagne e degli accrescimenti della pianta. Convegno che ha visto la partecipazione di 300 persone, fra studiosi, rappresentanti delle istituzioni e del mondo agricolo e ambientale, provenienti dalla Toscana e dal resto d’Italia. Nel nostro Paese sono ormai diverse le regioni interessate, oltre al Piemonte dove il parassita è stato rilevato nel 2002: Liguria, Lombardia, Veneto Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Sardegna e la Toscana.

La situazione in Toscana – In Toscana (che conta circa 180mila ettari di castagneti lungo la dorsale appenninica) i primi attacchi del cinipide si sono verificati nella primavera del 2008, nell’area della provincia di Massa Carrara e in focolai nelle province di Prato e Firenze. In queste zone i danni non sono stati significativi (circa 30 ettari in totale, pari all’1,5% della superficie a castagno) in quanto non interessavano castagneti da frutto, ma boschi da produzione di legname. Il direttore dell’Arsia, l’Agenzia della Regione Toscana per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e forestale, Maria Grazia Mammuccini ha sottolineato come “occorra dare una dimensione nazionale al problema, ed un coordinamento che coinvolga le istituzioni, Governo e Regioni e il mondo scientifico, per attivare in tempi rapidi le soluzioni in modo congiunto ed integrato. Ovvero un maggior coordinamento della ricerca scientifica finalizzata alla lotta di questo parassita con metodi biologici ed ecocompatibili e rispettosi della biodiversità, vegetale ed animale”.

Come difendersi dal cinipide – Il cinipide è stato introdotto in Italia attraverso le importazioni di legname proveniente dei paesi orientali, per cui fra le azioni da potenziare anche un maggiore controllo nei porti, aeroporti e altri punti di accesso. Fra le soluzioni già in atto la lotta obbligatoria ai parassiti del castagno (nelle regioni dove questo è necessario, ad oggi non in Toscana), in primis al cinipide ma anche le altre avversità (come il cancro del castagno e il mal dell’inchiostro), attraverso i cosiddetti parassiti antagonisti, che nelle regioni, come il Piemonte, dove questi metodi sono stati introdotti, cominciano a vedersi risultati positivi. Inoltre, ha aggiunto il direttore Arsia “è fondamentale incentivare la ricerca ed il monitoraggio ed adattare alle situazioni locali i risultati scientifici di livello nazionale. E Infine serve una comunicazione attenta e puntuale con i produttori e con i cittadini”. La Regione Toscana attraverso il servizio Meta, ha attivato uno specifico monitoraggio di dettaglio (oltre 400 punti di osservazione) nei castagneti infestati e nelle aree limitrofe, per produrre tempestivamente la cartografia delle zone castanicole. La situazione è monitorata con particolare attenzione vista la possibile ricaduta per la castanicoltura regionale, anche per quanto riguarda lo sviluppo delle strategie di controllo basate soprattutto sul’utilizzo di antagonisti naturali.

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