Dal 2015 tabacco a rischio ‘chiusura’ in Italia. Tremano 50mila lavoratori

In occasione della presentazione del XVI Rapporto Nomisma sulla filiera del tabacco in Italia, oggi alla Camera di Commercio di Roma Denis Pantini – direttore Area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma ha ricordato come:  “La tenuta della filiera è a rischio. Già nel 2012 sono emersi segnali preoccupanti: dal -30% delle superfici coltivate a tabacco,  alla crescita del mercato illegale dei prodotti da fumo – pari ormai al 10% dei consumi totali -, con perdite di valore per produttori, distributori ed Erario. Tra l’altro, lo scenario futuro non è incoraggiante. Con la nuova PAC e la revisione della Direttiva Prodotto, la sostenibilità della filiera appare veramente in pericolo”.

Interventi – A seguire l’On. Walter Verini, coordinamento dei parlamentari italiani per la produzione tabacchicola nazionale ha dichiarato: “Ritengo che sino ad oggi la difesa del tabacco italiana sia stata compiuta attraverso una battaglia difensiva quando al contrario sarebbe da condurre all’attacco.Il tabacco si inserisce a pieno titolo nel Made in Italy ed è da tutelare come tale. La qualità del tabacco italiano è di primissimo livello. Occorre una strategia paese a difesa del tabacco italiano che non coinvolga solo la filiera. Questa difesa è da condurre a fianco di un impegno volto alla difesa della salute, all’educazione al consumo. Il tema della tutela della salute, della lotta alla contraffazione e la difesa della produzione e della qualità devono essere i punti fondanti del prossimo agire. La PAC e la Direttiva Prodotto rappresentano il terreno di mobilitazione, in particolare sia per i tagli previsti negli aiuti diretti per il periodo 2014-2020 che nelle misure della direttiva che si contraddistinguono per un proibizionismo che – in un contesto di buona fede – altro non fanno che alimentare il gusto del proibito, in particolare tra i minori”. E’ successivamente intervenuta l’On. Roberta Angelilli, vicepresidente Parlamento Europeo che ha ricordato come: “rispetto alla PAC vi sono spazi di manovra ridotti. Da un punto di vista metodologico occorre sempre ribadire i concetti in occasione di ogni appuntamento pubblico. A livello di Commissione si registra un atteggiamento ostile rispetto al mondo del tabacco. Un atteggiamento ampiamente ideologico. E’ importante puntare su una comunicazione capace di porre l’accento sugli aspetti positivi. Per la PAC e la Direttiva prodotto occorre fare squadra a livello di Parlamento UE e Commissione. Ma pur di fronte a un atteggiamento unanime dei parlamentari italiani di ogni colore occorre che il Governo italiano faccia sentire la sua voce sostenendo la nostra azione sensibilizzando le delegazioni degli altri paesi ove la produzione del tabacco è realtà”.

Gli addetti ai lavori – Carlo Sacchetto, Segretario APTI ha sottolineato come: :” nella trattativa sulla riforma PAC è evidente come il tabacco sia stato ingiustamente discriminato. Tutto questo per una visione ideologica; l’accordo politico si è chiuso con un risultato che mette a rischio la sostenibilità del settore. Se nella stesura finale non verranno approntati i necessari correttivi già dal 2015 la coltivazione del tabacco potrebbe sparire in Italia e con essa 50.000 posti di lavoro che si aggiungerebbero agli altrettanti posti di lavori persi negli ultimi 10 anni. Posti di lavoro persi inutilmente dal momento che la riduzione della produzione italiana è stata compensata da un aumento dell’import da paesi terzi, di sicuro con qualità non superiore, senza nessun impatto positivo sulla salute umana che un bene primario che va assolutamente difeso senza per questo attribuire colpe agli agricoltori rispetto agli stili di vita delle persone”. Per Giovanni Risso, Presidente FIT: “la preoccupazione è che con le nuove disposizioni comunitarie si arrivi a un’autentica guerra dei prezzi. Ci preoccupa il forte calo del reddito a favore dei tabaccai. Il 10% dei tabaccai italiani (che sono in totale 56.000) è a rischio chiusura”. Oriano Gioglio, Presidente UNITAB ha rimarcato come: “In Italia la produzione di tabacco è oggi poco più di 50.000 tonnellate. E’ assurdo pensare che fino a 10 anni fa la produzione era superiore al consumo. Oggi è il contrario e il prodotto importato fornisce minori garanzie in particolare a livello di controlli sulla qualità. Da parte del Ministero dell’Agricoltura dopo 100 giorni di attività non è stato ancora organizzato un incontro con la filiera. Sollecitiamo un incontro da tenersi entro la prossima settimana”. A seguire Luigi Auriemma, Amministratore Delegato OMT Italia ha evidenziato come: “Rispetto all’articolo 38 contenuto nella riforma della PAC è evidente l’ipocrisia riguardo al tabacco. Il prodotto risponde pienamente ai requisiti ma è volutamente escluso. La PAC non basta, occorre intervenire sul mercato. Molto è stato fatto con gli accordi  con le manifatture ma occorre intervenire attraverso una semplificazione della filiera per garantire maggiore redditività ai produttori”. A conclusione Fernanda Cecchini, Assessore Agricoltura Regione Umbria ha ricordato come: “al Ministro Agricoltura chiederemo nell’incontro odierno di vigilare attentamente per la programmazione dei prossimi 7 anni, con un sostegno alle aree tabacchicole. Sostegno che deve affiancarsi a quello rivolto alle aziende. In Umbria il 75% del territorio umbro è tabacchicolo. Per mantenere l’occupazione e la coesione sociale in Umbria come nelle altre Regioni interessate abbiamo bisogno di un intervento specifico”.

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