Coronavirus, già conosciuti in veterinaria responsabili di malattie infettive su animali. Professor Iovane: alimenti e merci cinesi non sono pericolosi

“I coronavirus sono conosciuti in veterinaria da tempo (venne isolato per la prima volta dal pollo nel 1937 da Baudette ed Hudson), responsabili di diverse malattie infettive di cani, gatti, maiali, ruminanti, polli ed altri volatili domestici, ma anche animali selvatici con forme sintomatiche e non”. Ad aiutarci a capirne di più sul coronavirus, anche per evitare inutili allarmismi, è il professor Giuseppe Iovane, veterinario ed Ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Napoli.

Alla luce dell’allarme dilagante relativo alla diffusione del Coronavirus Wuhan (nCoV19) – sottolinea il professor Iovane -, credo sia utile condividere alcuni punti in merito.

Una peculiarità dei Coronavirus è la capacità di mutare e ricombinarsi generando nuovi ceppi con caratteristiche patogenetiche nuove nella medesima specie o in grado di effettuare il salto di specie. Così è successo nei cani (CCoV I-II), gatti (FCoV e FIP), maiali (TGEV-PEDV) e polli e tacchini (BI e TC), nel primo ospite si sono isolati oltre 60 sierotipi varianti.

Origine del nCoV19 è probabilmente legata ad un salto di specie dai pipistrelli, normalmente portatori di coronavirus, che non rientrano abitualmente nella dieta dei cinesi. L’ indice di riproducibilità stimato è del 2.2 %, basti pensare ad esempio che per il morbillo è 27% e per l’afta epizootica 7%.

Cosa c’è da sapere

  • Sono colpiti più gli uomini over 55 anni;
  • Incubazione resta per ora da 2 a 12 gg;
  • Il tasso di mortalità è basso;
  • La mascherina, generica, protegge gli altri e non chi la porta;
  • Gli alimenti e merci cinesi non sono pericolosi;
  • La diagnosi certa richiede 24 ore;
  • La profilassi corretta consiste nell’intercettare chi è stato a stretto contatto con ammalati.

La vaccinazione anche se ha garantito in più di un caso un controllo della malattia ed una riduzione della morbilità e mortalità, non è considerata una modalità risolutiva della situazione. La lunga esperienza dell’uso di vaccini omologhi in campo avicolo (si vaccina dalla fine degli anni ’40) ha infatti dimostrato che nei vaccinati l’infezione si sviluppa alla stessa stregua di quanto avviene in natura, quindi il virus attenua il suo potere patogeno ma “nascondendosi “ nella popolazione vaccinata muta a causa della pressione immunologica.

Il raddoppio dei casi era previsto poiché le autorità cinesi hanno sottovalutato e ritardato di 30 gg la denuncia.

La psicosi reca più danni e anche questa malattia infettiva la supereremo senza problemi.

Prof. Giuseppe Iovane – Ordinario di Malattie Infettive; Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Polizia Veterinaria; Membro C.S.S. e del Comitato Tecnico per la nutrizione e la Sanità Animale; Dip. di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali; Univ. degli Studi di Napoli “Federico II” – Via F. Delpino 1, 80137 Napoli (NA)

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