E’ giovane, donna e dinamica l’agricoltura umbra. Ecco l’identikit (e tutti i numeri) di Mencaroni, Camera di Commercio

PERUGIA – L’Umbria resiste e rilancia dopo il Covid-19 secondo una indagine tracciata dalla Camera di Commercio dell’Umbria che invece soffre il ricambio generazionale. Punto di forza i marchi regionali con 34 IG.

Parola al presidente, Giorgio Mencaroni, che parla di un futuro ancora più forte di quello che ha preceduto la pandemia.

Resiste l’agricoltura umbra. A livello regionale la base imprenditoriale agricola ha passato indenne, in termini numerici, la furia del Covid, anzi si è allargata, seppur di poco. A dare “i numeri” del post pandemia ci ha pensato la Camera di Commercio dell’Umbria che ha scattato una precisa fotografia del settore primario del “cuore verde” d’Italia. Al secondo trimestre 2021 sono registrate al comparto agricolo 16.672 imprese, nello stesso trimestre del 2020 erano 16.572 le aziende registrate. Gli addetti del comparto risultano 16.636 (fonte Inps al 31 dicembre 2020) 16.575 al II trimestre 2020. La disaggregazione per ragione sociale vede la schiacciante prevalenza delle ditte individuali, sono 13.082 imprese su un totale di 16.672 pari al 78% del totale. Seguono le società di persone che sono 2.709, 16,2% e le società di capitali, solo 633, il 3,7% del totale.

Un dato quello della società di capitali che si discosta nettamente da quello registrato sull’intero sistema imprenditoriale umbro, dove le società di capitali hanno scalato le posizioni fino ad issarsi al secondo posto, subito dopo le ditte individuali.

Le quota rosa sono il segno positivo dell’agricoltura umbra, un dato tra l’altro in crescita.

«Esattamente e ci tengo a rimarcare un aspetto che reputo significativo: l’Italia agricola sta diventando un paese per donne. Così come in Umbria, dove sempre più donne scelgono l’agricoltura per fare impresa. Anzi siamo di fronte a un vero boom: nel secondo trimestre 2021 5.448 aziende agricole, comprese molte del settore turismo di campagna, sono guidate da donne imprenditrici. Siamo al 32% di tutte le imprese agricole umbre. Più limitato, l’impegno dei giovani. In Umbria 1.168 imprese agricole erano guidate al secondo trimestre di quest’anno da giovani under 35, il 7% del totale del settore, sotto la media nazionale».

Qualche problema invece sul ricambio generazionale.

«La scarsa presenza dei giovani è il nostro tallone di Achille. In Umbria 1.168 imprese agricole sono guidate da giovani under 35, solo il 7% del totale del settore, sotto la media nazionale. Di queste 907 sono insediate a Perugia le restanti 261 a Terni. Su base tendenziale il quadro non cambia. Le imprese agricole in mano a giovani erano 1.157 al II trimestre dello scorso anno».

Forse saranno i prodotti a marchio regionale a rilanciare anche questo aspetto?

Abbiamo 34 prodotti a marchio IG tra Dop e Igp, ponendoci in tredicesima posizione a livello nazionale per numero di prodotti registrati, che tradotti in termini di valore alla produzione equivalgono a 110 milioni di euro, ovvero lo 0,6% del valore totale nazionale. L’ultima IG registrata è il Pampepato di Terni che nel 2020 ha ottenuto il marchio IGP, unico dolce umbro con questo riconoscimento e uno dei 6 dolci italiani. Salgono pertanto a 34 le IG regionali, 13 di queste appartengono al comparto “cibo” e con 46 milioni di euro coprono il 41,8% del valore alla produzione regionale. Gran parte di questo viene fornito dalle categorie “prodotti a base di carne” e “carni fresche”. Dall’altro lato, i restanti 64 milioni derivano dal comparto “vino”, il quale ha fatto registrare tra il 2018 e il 2019 un incremento di valore pari al 14,4%, ben al di sopra del dato nazionale (+2,9%).

L’agricoltura dopo il Covid-19 come se la immagina?

«Sono convinto che ci sia la possibilità per ripartire in pieno, a patto, certo – precisa il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – di avere la capacità di tenere insieme competitività, ambiente e coesione sociale, innovazione e tradizioni antiche, tecnologia, bellezza, capitale umano e comunità. Con il sostegno del PNRR, la nostra agricoltura potrà mantenersi in cammino, riuscendo alla fine a “non sprecare la crisi”».

 

 

 

 

 

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