Colture. L’Umbria investe sulla filiera del luppolo da birra: 1,5 milioni di euro di incentivi per la coltivazione

PERUGIA – È stato presentato nella sede di Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria a Perugia, il bando che la Regione ha lanciato, con la Misura 14.2.1. del Psr, per lo sviluppo della Filiera del luppolo sul territorio regionale. Un passo cruciale che arriva dopo 6 anni di studio scientifico che la Rete di Luppolo Made in Italy, capitanata da Stefano Fancelli, ha attuato in Umbria, in collaborazione con il Cerb – Centro di eccellenza di ricerca sulla Birra e con l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr, specializzato nel miglioramento genetico vegetale.

“La filiera del luppolo – ha detto Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria – è un’opportunità imprenditoriale e un’innovazione nel panorama regionale agricolo. Cia Umbria ci ha creduto fin dal primo progetto di ricerca realizzato per comprendere quali erano le cultivar migliori da impiantare. La nascente filiera non limita la progettualità alla parte produttiva, ma la collega alla trasformazione e ad un mercato di riferimento. Il luppolo, infatti, è una cultura labour intensive, con perfomance reddituali importanti. Se oggi gli imprenditori agricoli si interrogano su come sopravvivere, questa può essere una soluzione. Dalla coltura, poi, si potrebbe arrivare al prodotto finale: pensiamo allo sviluppo dei birrifici agricoli, – ha concluso Bartolini – oltre a quelli artigianali, che sono ancora una nicchia”.

Stefano Fancelli, presidente di Luppolo Made in Italy, ha ripercorso le tappe di questo lungo progetto che oggi incontra un nuovo sostegno della Regione Umbria con il bando di filiera. “Il luppolo è una coltura complessa, una commodity ad alto valore aggiunto: 3 miliardi e mezzo di valore in pochi ettari al mondo. Riuscire a produrre luppolo di qualità – ha sottolineato Fancelli – significa conoscere i processi di trasformazione, la supply chain e il marketing. La nostra rete di imprese ha la forza organizzativa, economica e imprenditoriale per centrare l’obiettivo. Non siamo partiti da una logica solitaria e individualista, ma abbiamo una grande riserva organizzativa grazie alla filiera del tabacco. In termini di capacità di essiccazione l’Umbria ha già una struttura operativa, pari alla più grande regione produttiva in Germania. Abbiamo la stessa capacità di essiccazione per numero di forni, perfettamente integrabili con la filiera del luppolo. Stiamo quindi lavorando su una strategia di internazionalizzazione del luppolo italiano, con una visione industriale, competitiva e innovativa, sempre nel rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti lavorato – ha concluso Fancelli – sul luppolo biologico umbro con il ‘progetto Luppolo Valley Bio’, e la risposta dei produttori ci permette di dire che avremo più del 50% delle superfici del luppolo in Umbria in biologico, diventando così un punto di riferimento e un esempio di sostenibilità e competitività nel mondo”.

In Umbria sono ad oggi presenti 9 impianti disseminati in Alto Tevere, nella zona del Trasimeno e nella Valle Umbra. Nel corso del 2022 è previsto l’impianto di ulteriori 25 ettari di nuovi luppoleti, per arrivare all’obiettivo di 100 ettari in tre anni. Le varietà di luppolo coltivate in Umbria oggi sono la Cascade, la Chinook e la Cenetennial. Il bando regionale per la filiera prevede contributi pari a 1 milione di euro per interventi da parte di imprese agricole e di 500mila euro per interventi nel settore della trasformazione da parte di imprese agroindustriali. Le risorse sono finalizzate a sostenere progetti volti a favorire l’incremento della produzione, la concentrazione dell’offerta e lo sviluppo dell’attività di trasformazione, valorizzazione e commercializzazione. È prevista in questi progetti la costituzione di partenariati tra imprese agricole che realizzeranno i nuovi impianti arborei e imprese che trasformeranno e commercializzeranno direttamente il prodotto delle imprese produttrici agricole, acquistando dalle imprese agricole e incaricandosi di tutte le fasi necessarie a far giungere il prodotto finale sul mercato. Vengono finanziate il 40% delle spese sostenute dalle imprese agricole per la realizzazione di impianti specializzati per la coltivazione del luppolo e per impianti di irrigazione, maggiorata del 10% per i giovani agricoltori, e del 10% per investimenti ricadenti in vincoli naturali. Vengono finanziate, inoltre, le imprese che operano nella trasformazione e commercializzazione per attrezzature finalizzate al miglioramento della qualità e all’efficienza degli impianti, l’acquisizione di programmi informatici per il commercio elettronico, l’acquisizione della certificazione di tracciabilità del prodotto di filiera.

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