Industria Agroalimentare. Fai-Cils: con nuovo contratto gli stipendi crescono del 5,5% su base annua

POMODORO Lavorazione del pomodoro

ROMA – “Il settore alimentare ha recuperato le perdite indotte dalla pandemia, la prossima trattativa contrattuale avverrà in un contesto molto diverso. Con l’ultimo rinnovo abbiamo ottenuto miglioramenti su welfare, lavoro agile, formazione, e un aumento salariale appropriato, che in base all’Ipca è stato del +5,5, con 119 euro a regime. Ora stiamo facendo nuove proiezioni: oggi il contratto nazionale degli alimentaristi dovrebbe valere 184 euro al netto dei costi energetici o 291 euro se valutiamo l’inflazione complessiva, e a questo andrebbe aggiunta l’Ipca prevista”. Lo afferma il Segretario Generale della Fai-Cisl Onofrio Rota in un’intervista al quotidiano Avvenire.

“Ovviamente non ci fermeremo solo ai livelli retributivi, l’obiettivo è anche quello di dare un maggiore riconoscimento delle professionalità, e nel frattempo – aggiunge il sindacalista di Fai-Cisl – stiamo lavorando alla contrattazione di secondo livello. Nell’industria alimentare i lavoratori hanno bisogno di avanzare soprattutto su tre fronti: contenuto salariale, formazione, tempi di vita. Tra lavoro agile e diritto alla disconnessione possiamo dare tante risposte, anche ai lavoratori in produzione, con nuovi modelli organizzativi”.

Rispetto alle aspettative sulle controparti afferma Rota: “Le organizzazioni dei lavoratori sono state sempre propositive e disponibili, il negoziato aveva avuto alti e bassi soprattutto perché per Federalimentare è stato difficile coordinare tutte le associazioni di settore: alcune si sono dimostrate all’altezza dei cambiamenti da affrontare, altre sono in ritardo. Ma il settore vanta relazioni industriali positive, per molti aspetti anche innovative e coraggiose, che ora devono puntare a una maggiore partecipazione attiva delle parti sociali”.

L’industria di trasformazione alimentare e bevande, emerge dall’intervista, con un valore aggiunto di 30 miliardi di euro e un fatturato di 155 miliardi, e con 65 mila imprese e 480 mila addetti, è diventata la seconda manifattura del Paese. “Realizzare gli obiettivi del Pnrr, sostenere i comparti agroalimentari e ambientali come leva della transizione ecologica – commenta Rota rispetto alla crisi di governo – sono punti di un’agenda sociale che la politica dovrà gestire con responsabilità e capacità di visione”.

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