Quattro nuovi tesori nel Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali

ROMA – Entrano nel Registro Nazionale: la vite ‘a raggiera’ del Taburno; terrazzamenti e viticoltura delle Cinque Terre; vigneti eroici di Meana Sardo; sistemi agro-silvo-pastorali del Marghine-Goceano e oliveti terrazzati e pascoli arborati nei territori di Bolotana, Illorai e Lei.

Il Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali del Masaf si arricchisce di quattro nuove iscrizioni. Sono tre paesaggi rurali e una pratica agricola tradizionale: i sistemi agro-silvo-pastorali del Marghine-Goceano e oliveti terrazzati e pascoli arborati nei territori di Bolotana, Illorai e Lei; i vigneti eroici di Meana Sardo; il paesaggio dei terrazzamenti e della viticoltura delle Cinque Terre; la vite ‘a raggiera’ del Taburno.

“Grazie al continuo lavoro di monitoraggio del territorio e all’impegno per tutelare e valorizzare i paesaggi rurali, insieme alle tradizioni agricole e al patrimonio agroalimentare che li contraddistinguono e caratterizzano, accogliamo oggi nel Registro nazionale quattro nuove iscrizioni. Ognuna di esse è simbolo della nostra terra e della nostra cultura e contribuisce a rendere la nostra Nazione unica al mondo”, ha commentato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, firmando il decreto.

Il Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali istituito presso il Masaf ha l’obiettivo di valorizzare e tutelare il paesaggio rurale e le sue tradizioni agricole, nonché il patrimonio agroalimentare espressione di questi territori. Le candidature, presentate dagli enti territoriali, vengono vagliate dall’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali, che ha il compito di identificare e catalogare i paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico, insieme alle pratiche e alle conoscenze correlate.

Il paesaggio “Sistemi Agro-Silvo-Pastorali del Marghine-Goceano. Oliveti terrazzati e Pascoli Arborati nei territori di Bolotana, Illorai e Lei” è stato proposto dal Comune di Bolotana.

L’area costituisce una fascia di transizione tra le province di Nuoro (i comuni di Bolotana e Lei) e Sassari (comune di Illorai). Il processo evolutivo che ha interessato il territorio ha modificato, ma non cancellato, i tradizionali modelli agricoli, legati alle peculiari condizioni locali, sia ambientali che storico-culturali, conservando il sistema di campi chiusi peri-urbani (Hortus) e i pascoli arborati della tradizionale Agroforestry, in particolare i sistemi della Livestock Agroforestry. Nei 1.916 ettari perimetrati dell’area, vi è un sistema di oliveti terrazzati con muretti di  pietra a secco che verso valle lascia spazio a estesi pascoli arborati.

Il paesaggio “I vigneti eroici di Meana Sardo” è stato proposto dal Comune di Meana Sardo.

L’area ricade nel territorio comunale di Meana Sardo, piccolo centro rurale al limite sud-occidentale della provincia di Nuoro, dove si evidenzia la persistenza di un modello conservativo di viticoltura ad uva da vino, basato sull’allevamento ad alberello sardo di vitigni locali a bacca rossa. Il terroir locale si caratterizza per l’elevata resilienza dell’allevamento ad alberello ancorché sempre di più si stia sviluppando il ricorso a basse spalliere. L’elevata altimetria, con la localizzazione del comprensorio viticolo a una quota sempre superiore ai 500 m s.l.m., con punte di 765 m s.l.m., ne consente l’inquadramento nell’ambito dei “Vigneti eroici”.

Il “Paesaggio dei terrazzamenti e della viticoltura delle Cinque Terre” è stato proposto dal Parco Nazionale delle Cinque Terre. L’area ricade nel Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il sito è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, in quanto paesaggio culturale unico al mondo in virtù dei suoi terrazzamenti che degradano dalle colline verso il mare. Il paesaggio terrazzato ha una forte valenza storica, con ritrovamenti che testimoniano il ricorso a tali tecniche costruttive fin dai primi insediamenti romani. La significatività è definita sia con riferimento alle caratteristiche del mosaico paesaggistico sia per la presenza di ordinamenti colturali tradizionali sia per le sistemazioni idraulico-agrarie evidentemente leggibili sul territorio e riconoscibili.

 

La pratica agricola tradizionale “Vite ‘a raggiera’ del Taburno” è stata proposta dal CNR ISPC – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale.

Fin dal I secolo a.C. ve ne è cenno nei manuali agricoli e spesso nelle storie di Plino Il Vecchio vi si fa riferimento. A Pompei, inoltre, è stato riportato alla luce un dipinto di viticoltori che coltivavano a raggiera. In età romana la pratica era diffusa su quasi tutti i versanti del Taburno e sulle superfici collinari alle pendici dei principali massicci e catene montuose che delimitavano l’ager Campanus (province di Napoli e Caserta) in direzione del Latium e del Samnium, con l’aggiunta del Vesuvio dove era in alternanza con la pergola. La pratica continua ad essere attuale e a svolgere un preciso significato culturale per la comunità di Solopaca.

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