Grano Italia: più superfici (per 3,8 mln tonn.) ma scarse rese e qualità. Ismea: incertezze su previsioni semine e altalena prezzi

ROMA – Ancora incertezza per i mercati internazionali di cereali e grano. Da un lato la situazione geopolitica, dall’altro i cambiamenti climatici.

In Italia, tra alti e bassi, un futuro ancora da definire. Di certo è che nell’anno dell’aumento di superfici seminate, gli agenti atmosferici non hanno aiutato i raccolti a crescere. I prezzi sono ancora in rialzo e le previsioni di semina in alto mare.

Ne parla ad agricultura.it  Fabio Del Bravo, della Direzione servizi per lo sviluppo rurale di ISMEA.

Grano: quali le dinamiche nazionali e internazionali in questa fase?

Per quanto riguarda le dinamiche internazionali del frumento duro, le indicazioni più aggiornate dell’International Grains Council evidenziano una contrazione annua di quasi il 6% della produzione mondiale nel 2023, si tratta di dati ancora provvisori ma la produzione si attesterebbe attorno ai 31 milioni di tonnellate, mantenendosi per il quinto anno consecutivo su valori inferiori a 36 milioni di tonnellate, che rappresenta il valore medio tra il 2010 e il 2018. Il risultato è influenzato in gran parte dal Nord Africa, soprattutto Algeria e Tunisia, mentre la produzione della Turchia è prevista in aumento. Anche i raccolti canadesi e statunitensi sono stimati in flessione, a causa della siccità che ha colpito le province maggiormente produttive.

Per quanto riguarda la produzione nazionale di frumento duro, i dati relativi al 2023 – anch’essi ancora provvisori – evidenziano una ripresa delle superfici investite per un raccolto che dovrebbe raggiungere 3,8 milioni di tonnellate, di poco superiore a quello del 2022, comunque non particolarmente generoso a causa delle bassissime rese,  problema al quale si aggiungono quelli di ordine qualitativa visto che le persistenti e diffuse piogge di maggio e giugno che potrebbero aver causato un significativo declassamento merceologico per una quota importante della granella nazionale.

Per la campagna 2023/24 oltre alla contrazione dell’offerta, risulta in flessione anche la domanda globale, sebbene si collochi su livelli superiori ai raccolti, ciò potrebbe determinare una contrazione delle scorte finali di oltre il 30%. Di conseguenza, si prefigura per l’annata in corso un mercato ancora sostenuto e listini in aumento; in particolare, il prezzo del frumento duro che nelle prime tre settimane di settembre si attesta a 392 euro/t, risulta in crescita rispetto a luglio ma in flessione rispetto a settembre 2022, ridimensionamento dovuto al recupero della produzione canadese nello scorso anno.

La produzione mondiale di frumento tenero nel 2023, anche in questo caso ancora provvisoria, è stimata a 752 milioni di tonnellate, con una riduzione annua del 2,5%; più nello specifico in flessione risultano i raccolti di Russia, Ucraina, Kazakistan, Australia e UE, al contrario, l’Argentina dovrebbe recuperare nel 2023/24 la perdita avuta nella precedente annata. Contrapposta è la situazione nel Nord America, dove la produzione negli Usa è stimata in aumento mentre quella del Canada invece è stimata in calo.

Riguardo all’Italia, i dati Istat indicano un incremento delle superfici investite che dovrebbero attestarsi a poco più di 601 mila ettari per volumi di granella che dovrebbero raggiungere 3 milioni di tonnellate, con aumenti a due cifre rispetto ai risultati deludenti del 2022 influenzati dalla siccità. Anche per il frumento tenero sussistono problematiche di ordine qualitativo della granella con conseguente possibile declassamento merceologico per una quota rilevante e sua conseguente destinazione all’alimentazione zootecnica.

Nella sostanza, i fondamentali del frumento tenero evidenziano allo stato attuale elementi che potrebbero sostenere fenomeni tensivi dei prezzi della granella, al netto della recente evoluzione del quadro geopolitico.

Tuttavia, se è vero che le variabili di base del mercato peggiorano nella campagna 2023/24, esse rimangono comunque  su livelli piuttosto elevati in ragione dei buoni risultati ottenuti nella precedente annata.

Più in particolare, nel 2023/24 la domanda mondiale di frumento tenero cresce di poco più dell’1%, a 770 milioni di tonnellate, e supera l’offerta che invece si riduce del 2,2% annuo a 752 milioni di tonnellate; in questo modo le scorte risultano lievemente ridimensionate. Il prezzo medio del frumento tenero nazionale delle prime tre settimane di settembre si è attestato a circa 240 euro/t, in flessione dello 0,9% rispetto a luglio 2023 (inizio campagna) e di circa il 35% rispetto a settembre 2022.

Rispetto all’immediato post Ucraina-Russia si assiste ancora a fenomeni speculativi o il mercato ha trovato una direzione diversa?

In generale l’aumento dei prezzi è una dinamica che ha preceduto il conflitto in Ucraina e si è innescata già nel 2021 quando si sono verificati in rapida successione una serie di eventi che hanno destabilizzato il quadro macroeconomico globale: pandemia da Covid-19, vigorosa ripresa della domanda nelle fasi post pandemiche, forte aumento delle richieste all’estero della Cina di cereali, dazi all’export imposti dalla Russia, eventi climatici estremi e, per il frumento duro, una gravissima siccità in Canada.

Il conflitto in Ucraina ha certamente contribuito a generare tensioni, soprattutto per alcune produzioni di cui la stessa Ucraina e la Russia rappresentano attori rilevanti a livello di commercio mondiale come frumento tenero e mais. In quel clima di generale incertezza è stato quasi fisiologico l’attivarsi anche di forze speculatrici che hanno scommesso sulle tendenze future dei prezzi dei cereali. Attualmente, è difficile fare previsioni in questo senso perché sussistono alcuni fenomeni di incertezza e il quadro geopolitico non sembra semplificarsi all’orizzonte. Se attualmente il mercato sembra reagire sulla base dei fondamentali non può escludersi che il presentarsi di nuove evidenti incertezze potrebbe nuovamente scatenare anche dinamiche di tipo speculativo.

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