Radicchio pagato 15 centesimi al kg, cavolo a 7, ma costi raddoppiati. L’agricoltore Luca Marcucci: Finita la voglia di investire e di credere nel futuro

SIENA – “La voglia di investire non c’è più, anche se in questo momento ci sono proposte come il PNRR e altro. Ma l’agricoltore si domanda: che cosa investo se il futuro è questo e se c’è un andare avanti che non possa portare alla voglia di produrre, di fare, di mantenere questo territorio e questo nostro lavoro? Il momento è veramente difficile”.

Le parole di Luca Marcucci, produttore ortofrutticolo della Valdichiana senese (LEGGI), sono pacate con un forte senso di rassegnazione. Un sentimento comune ai tanti medio-piccoli agricoltori italiani negli ultimi mesi ed anni.

Già. Cosa c’è di peggio di perdere la voglia di produrre, di investire e di credere nel futuro? Probabilmente niente, per chi, come l’agricoltore, deve aspettare mesi, anni, per vedere i frutti del proprio lavoro, condizionato da dinamiche internazionali, clima, mercati e scelte politiche nazionali, europee e globali.

“E’ aumentato il costo dell’acqua, dei fertilizzanti, il costo del seme per le piantine, trasporti e macchinari; le produzioni orticole hanno bisogno di tessuto e plastica, e anche in questo caso forti aumenti” dice Marcucci.

I prezzi delle produzioni in picchiata

“Il valore della produzione finita è diminuito di 20-30 centesimi al chilo. Se si parla del radicchio a noi non ci danno più di 15 centesimi al chilo, i cavoli non più di 7 centesimi, le cime di rapa non arrivano a 30 centesimi. Qualche volta il costo di raccolta di quello che produciamo è più alto di quello che prendiamo del prodotto che portiamo alla distribuzione. Non è più possibile andare avanti. Ed è così per tutto il periodo invernale, per non parlare del periodo estivo”.

PROTESTE E PAC

“La situazione è drammatica  – commenta Marcucci -, non è solo un capriccio di alcuni agricoltori, i costi di produzione delle nostre aziende sono triplicati, non solo quelli energetici, ma di tutte le materie prime. Impennata al contrario dei prezzi di (possibile) ricavo: annata con produzioni bassissime a causa della siccità, peronospora, malattie fungine.

Poca produzione e prezzi scesi di oltre il 50% dei cereali, oleaginose, mais. E poi siamo arrivati ad un resoconto di quello che è la PAC, azienda per azienda, e abbiamo delle perdite che sono sopra il 50 per cento del contributo che serviva, anche per un sostegno al reddito per andare avanti con le nostre imprese” conclude l’agricoltore toscano .

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