ROMA – “Investire sui giovani significa investire sul futuro dell’agricoltura italiana.
La loro energia, la loro capacità di innovazione e propensione alla sostenibilità sono l’asset su cui dobbiamo costruire un settore moderno, competitivo e resiliente: misure come il Bonus agricoltori 2025 e il piano ColtivaItalia non possono essere interventi spot, ma devono tradursi in continuità e strumenti strutturali per accompagnare i giovani nel loro percorso imprenditoriale”.
Lo dichiara Mario Serpillo, Presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, commentando l’avvio del Bonus agricoltori 2025, operativo da questa settimana e destinato agli imprenditori agricoli under 41 che abbiano avviato la propria attività dal 2021. La misura prevede un credito d’imposta fino a 2.500 euro, pari all’80% delle spese per attività formative, corsi, seminari e coaching, con la possibilità di includere anche spese di viaggio e soggiorno fino al 50%. Le domande potranno essere presentate dal 25 agosto al 24 settembre 2025 tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate.
Il Bonus rientra nel piano ColtivaItalia, approvato a fine luglio, che stanzia un miliardo di euro tra il 2026 e il 2028 per rafforzare le filiere agroalimentari, promuovere la sovranità alimentare e favorire il ricambio generazionale. Tra le misure principali, 150 milioni di euro dedicati agli under 40, 8.400 ettari di terreni gestiti dall’Ismea da concedere in comodato d’uso gratuito per dieci anni e successivamente acquistabili al 50% del valore iniziale, oltre a facilitazioni per l’accesso al credito.
Secondo gli ultimi dati, in Italia le aziende guidate da giovani imprenditori agricoli sono oltre 52mila, pari al 7,5% del totale, ma in forte crescita: nel 2024 sono nate circa 5.900 nuove imprese under 35, con un incremento del 20% rispetto al 2023. “Questi numeri ci dicono che i giovani non solo vogliono entrare in agricoltura, ma che scelgono di farlo con coraggio e visione – sottolinea Serpillo –. La loro presenza resta ancora limitata rispetto al totale, ma rappresenta la parte più dinamica e innovativa del settore. È nostro dovere, come Paese, accompagnarli e sostenerli perché diventino i protagonisti del futuro agroalimentare italiano”.
Le imprese giovanili si distinguono per maggiore produttività – con una media di oltre 4.000 euro per ettaro, circa il doppio della media europea – e per una spiccata propensione all’innovazione e alla multifunzionalità. Il 14% pratica agricoltura biologica, una quota doppia rispetto agli agricoltori senior, e circa il 19% sviluppa attività connesse come agriturismi, fattorie didattiche, produzioni di energia rinnovabile e servizi sociali. “Il fatto che i giovani siano più orientati verso il biologico e la multifunzionalità – aggiunge il presidente. Mario Serpillo – conferma la loro sensibilità verso la qualità, la sostenibilità e il rapporto diretto con i consumatori. È un segnale importante non solo per il mercato interno, ma anche per quello internazionale: l’Italia ha tutte le carte in regola per rafforzare il proprio ruolo di leader europeo nell’agricoltura biologica, valorizzando i giovani come ambasciatori di un modello che unisce competitività economica e tutela ambientale”.
Nonostante la dimensione media più ampia, le aziende dei giovani restano fragili sul piano patrimoniale: due terzi dei terreni sono in affitto e solo un terzo in proprietà. “Questi dati dimostrano chiaramente che quando i giovani hanno accesso a strumenti adeguati, il settore risponde con innovazione, produttività e resilienza – conclude Serpillo. Ma la loro presenza resta ancora minoritaria: servono politiche durature e infrastrutture formative e finanziarie solide. I terreni in comodato, i bonus formativi, l’accesso al credito sono passi giusti, ma solo un impegno sistemico e di lungo periodo potrà trasformare il potenziale dei giovani in un vero motore di sviluppo per l’agricoltura italiana”.