Toscana, in 10 anni sparite il 40 per cento delle aziende

In dieci anni la Toscana ha perso il 38% per cento delle aziende agricole e 100mila ettari di superficie coltivata, pari al 12% del totale, ovvero 6 volte più della media nazionale (2%) e superiore a quello dell’Italia Centrale (9%). Sono «dati devastanti» commenta la Cia Toscana sul 6° Censimento generale dell’agricoltura 2010 reso pubblico dalla Regione Toscana.

Allarme – «I primi dati del censimento – sottolinea Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana – confermano il nostro allarme sul futuro dell’agricoltura. In sintesi emerge che l’agricoltura delle aree svantaggiate e montane sta chiudendo, che crollano gli allevamenti ovini e che calano drammaticamente i bovini. Se si vuol salvare l’agricoltura occorrono politiche e risorse adeguate, a partire dalla nuova Politica agricola comune (Pac 2014-2020) che va profondamente modificata». Scorporando i dati – evidenzia la Cia Toscana – vediamo che ci sono intere province, soprattutto con forte presenza di zone montane e svantaggiate, nelle quali l’attività agricola si è dimezzata negli ultimi dieci anni. Il crollo della superficie coltivata riguarda soprattutto i seminativi e le aree a pascolo e prato permanente. La zootecnia, come denunciamo da molto tempo, è al collasso, soprattutto per quanto riguarda gli allevamenti ovini.

Numeri shock – Oltre al dato sulla superficie agricola utilizzabile (Sau) che passa dai 855.805 ettari (2000) ai 755.295 ettari (2010), pari appunto al -12%; è rilevante il calo delle aziende agricole che dalle 122.409 aziende di dieci anni fa ne conta oggi soltanto 75.459 (-38%). Rispetto ai dati generali, la Toscana agricola appare sostanzialmente divisa in due: una parte il cui crollo, in termini di numero di aziende, va ben oltre la media regionale (le province di Massa, Prato, Lucca e Pisa) ed un’altra che si avvicina di più alla media nazionale. Nelle prime, al maggior calo di aziende corrisponde una maggiore diminuzione di superficie, con l’eccezione di Pisa la cui SAU cala dell’11% a fronte di un calo di aziende che supera il 50%. Per quanto riguarda le coltivazioni la principale perdita di Sau si registra nei seminativi (-10,1%) e nei terreni a prato permanente e pascolo (-28,5%). Evidente inoltre il crollo della zootecnia: per i bovini le aziende sono passate da 4.964 a 3.486 (-29,8%) oltre al -10,1% per capi; mentre per gli ovini erano 4.628 le aziende nel 2000 e sono 2.452 nel 2010 (-47%) son un -24,9% per numero di capi. L’unico dato positivo è la Sau aziendale media che cresce del 43% passando dai 6,99 ettari per azienda del 2000 ai 10,01 ha. Del 2010. 

Approfondimenti – «Nei giorni prossimi – aggiunge Pascucci – approfondiremo l’analisi dei dati, ma fin da ora lanciamo l’allarme. Nessuno può rimanere indifferente di fronte a questa situazione drammatica. Per parte nostra insistiamo nel dire che l’agricoltura toscana, oltre alle difficoltà derivanti dai problemi strutturali che la affliggono, è strozzata da troppi vincoli, da troppa burocrazia e da una PAC sbagliata che da anni penalizza i nostri agricoltori. La  salvezza ed il rilancio della nostra agricoltura deve diventare obiettivo di tutta la società e delle Istituzioni nel loro insieme ed a tutti i livelli. È urgente intervenire per fermare l’abbandono delle aree svantaggiate e montane e per arrestare il declino della zootecnia toscana. Occorre ridare competitività all’agricoltura, favorendo i processi di aggregazione e le strategie di filiera, promovendo il ricambio generazionale, puntando sull’innovazione. Ci vuole un ripensamento delle politiche fin qui adottate, a partire dal livello Comunitario. La proposta Ciolos per la PAC 2014-2020 va profondamente rivista. Occorre finalmente una vera politica nazionale per l’agricoltura. È infine necessario – conclude Pascucci – che la politica regionale nel suo insieme si misuri, in un’ottica che vada oltre gli interventi settoriali,  per dare una risposta di prospettiva alla crisi dell’agricoltura, coinvolgendo ed integrando politiche ambientali e governo del territorio, interventi in campo sociale e sanitario, trasporti, logistica e potenziamento delle infrastrutture. Ci auguriamo che, una volta che il quadro dei dati sarà più chiaro e consolidato, si possa aprire un confronto approfondito con la Regione sul futuro dell’agricoltura toscana».

Informazione pubblicitaria