Credito, promozione, internazionalizzazione. Così salveremo l’agricoltura italiana. Intervista al presidente di Confcooperative Fedagripesca, Carlo Piccinini

ROMA – Tra politiche internazionali e maggiore facilità di accesso al credito si giocherà il futuro dell’agricoltura italiana. Come non abbandonare le campagne? La cooperazione potrebbe essere un grande aiuto allo spopolamento. Il punto del settore tra export e visioni autarchiche con il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini.

Presidente Piccinini crede nell’autarchia produttiva?

L’idea di perseguire l’autarchia produttiva in agricoltura mi sembra un obiettivo intrigante, ma al tempo stesso, ambizioso. Non è semplice garantire l’autosufficienza nella produzione alimentare, riducendo al minimo la dipendenza dalle importazioni estere.  Molte nazioni agricole, compresa l’Italia, dipendono dai rapporti di scambio internazionali per accedere a risorse specifiche, come tecnologie avanzate, e per diversificare la loro produzione. La complessità e l’interconnessione delle catene alimentari globali rendono difficile l’implementazione dell’autarchia produttiva in agricoltura. Un approccio di questo genere potrebbe comportare limitazioni nelle scelte dei consumatori, la mancanza di accesso a varietà di colture  specializzate e una minore competitività sui mercati agricoli internazionali.

Chiusi nel mercato interno, rischiamo di limitare le opportunità di esportazione. Affrontare l’aumento delle superfici coltivate è un passo importante, ma dobbiamo anche considerare la realtà che la domanda estera per prodotti italiani supera la nostra capacità produttiva attuale.

Per tale ragione dovremmo attribuire maggior valore ai produttori che privilegiano le eccellenze del nostro Paese. preservare l’identità e la competitività dell’agricoltura italiana su scala globale. Credo invece che sarà necessario dare più valore ai produttori che privilegiano le eccellenze del nostro Paese”.

Come?

Per affrontare la sfida di preservare e potenziare l’identità agricola italiana, ritengo che sia fondamentale adottare politiche mirate e proattive. Queste politiche dovrebbero concentrarsi sulla promozione e sulla crescita, riconoscendo la necessità di evolversi insieme ai cambiamenti globali. In primo luogo, occorre implementare politiche di promozione che mettano in luce le eccellenze del nostro settore agricolo. La promozione dovrebbe estendersi anche a sottolineare l’importanza delle tradizioni agricole italiane e la cura dedicata alla produzione di alimenti di alta qualità. Parallelamente, è essenziale adottare politiche di crescita che stimolino l’innovazione e l’adozione di tecnologie avanzate nel settore agricolo. Investire in ricerca e sviluppo, incoraggiare la digitalizzazione delle pratiche agricole e promuovere l’uso sostenibile delle risorse possono contribuire a migliorare la qualità dei prodotti, aumentare la produttività e garantire una maggiore competitività sui mercati internazionali.

Nonostante possiamo considerarci avanti, non possiamo permetterci il lusso di rimanere immobili mentre altri Paesi crescono. Questo richiede un impegno costante nell’adozione di pratiche all’avanguardia. In un mondo in cui l’innovazione e la tecnologia giocano un ruolo centrale, investire in queste aree non solo migliorerà la nostra efficienza produttiva, ma contribuirà anche a consolidare la nostra posizione sui mercati globali.

Un momento un po’ difficile per investire.

Affrontare il momento attuale per gli investimenti nell’agricoltura rappresenta una sfida estremamente ardua. La difficoltà principale risiede nell’accesso al credito, una problematica che grava pesantemente sugli agricoltori. Senza un adeguato sostegno finanziario, il settore agricolo rischia di subire gravi conseguenze, mettendo a repentaglio la sostenibilità delle imprese e compromettendo la sicurezza alimentare a lungo termine.È imperativo che le politiche vengano riviste per affrontare questa emergenza finanziaria. In particolare, una revisione delle condizioni del credito è essenziale per consentire agli agricoltori di ottenere finanziamenti in modo più accessibile e sostenibile. In questo contesto, l’intervento dell’Unione Europea e dei governi nazionali è cruciale. Un supporto finanziario mirato e adeguato può fungere da volano per rilanciare il settore agricolo, fornendo alle imprese agricole la solidità finanziaria necessaria per investire in innovazione, tecnologia e sostenibilità.

Inoltre, è fondamentale che le politiche governative siano progettate in modo da accompagnare le imprese agricole attraverso questa fase complessa. Il sostegno istituzionale può assumere molteplici forme, tra cui programmi di agevolazioni fiscali, incentivi per l’adozione di pratiche agricole sostenibili e sostegno nella gestione delle sfide legate al mercato internazionale.

A proposito di UE cosa ne pensa delle ultime proposte direttive?

Riguardo alle recenti proposte direttive dell’Unione Europea, nutro delle riserve significative. Trovo preoccupante il fatto che tali proposte trascurino gli sforzi distinti compiuti dai singoli Paesi. In particolare, mi riferisco alla nuova proposta normativa volta alla riduzione dei fitofarmaci. È innegabile che l’Italia rispetto a molti altri Paesi abbia compiuto enormi  progressi in questo ambito. Tuttavia, ritengo che la riduzione drastica di tali sostanze prospettata dal Legislatore europeo sia irrealizzabile e comprometta il posizionamento della nostra agricoltura a livello globale. E’ necessario un percorso graduale e ben strutturato che sostenga le aziende nel passaggio verso alternative sostenibili.

Allo stesso modo, la proposta di regolamentazione sugli imballaggi mi appare problematica nella sua attuale formulazione. La sua implementazione sembra impraticabile senza conseguenze pesanti per il settore agroalimentare italiano. Sarebbe auspicabile considerare approcci più pragmatici che tengano conto delle specificità di ciascun paese membro, garantendo al contempo una transizione verso pratiche più sostenibili senza compromettere la competitività delle aziende.

Riconosco l’importanza delle adesioni all’Unione Europea da parte di altri paesi, come l’Ucraina, come scelte politiche positive. Tuttavia, ritengo che tali decisioni debbano essere ponderate attentamente. Un’adesione precipitata o non attentamente valutata potrebbe portare a situazioni in cui alcune nazioni vengano privilegiate a discapito di altre. È essenziale che le decisioni di questo genere siano prese considerando il contributo storico di ciascun paese all’Unione Europea e cercando di preservare un equilibrio che favorisca la crescita collettiva.

Quindi per il futuro cosa si immagina?

Per il futuro, mi immagino un impegno concreto nel sostenere le realtà agricole più piccole. Ritengo che nell’ambito della nostra agricoltura, non sia sostenibile immaginare unicamente la presenza di multinazionali. È vitale preservare la diversità e sostenere le piccole imprese agricole, garantendo loro la possibilità di prosperare.

L’idea di promuovere la cooperazione tra gli agricoltori è fondamentale. Dove questa pratica è stata efficace, ha dimostrato di essere in grado di migliorare le condizioni di tutti, consentendo alle imprese di fare meglio e, al tempo stesso, preservando il prezioso mestiere dell’agricoltura. Mi aspetto quindi che si possa investire più consistentemente e in modo coordinato in questo approccio collaborativo.

Inoltre, credo che un focus particolare debba essere dedicato alla promozione. È essenziale promuovere in modo efficace l’agricoltura italiana, soprattutto in quei paesi in cui siamo ancora superati da altri. Questo potrebbe coinvolgere campagne di marketing mirate, sforzi coordinati per migliorare la visibilità dei prodotti agricoli italiani sui mercati internazionali e la valorizzazione delle nostre eccellenze.

In definitiva, vedo il futuro dell’agricoltura italiana come un equilibrio tra sostenere le piccole realtà, promuovere la cooperazione e investire nella promozione per consolidare la nostra presenza sui mercati globali. Questo approccio mira a preservare la ricchezza della nostra agricoltura, garantendo al contempo una prospettiva sostenibile e competitiva nel panorama internazionale.

 

 

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